Il Monastero di San Benedetto è fra i luoghi più mistici e affascinanti del centro Italia; “aggrappato” alla roccia regala al cuore umano emozioni di pace e stupore. La natura che lo circonda, verde ma allo stesso tempo selvaggia, è la cornice perfetta di un posto che meriterebbe di essere visitato una volta nella vita!
Il Sacro Speco di Subiaco, meglio conosciuto come Monastero di San Benedetto, è sicuramente fra i luoghi di spiritualità più famosi della penisola italiana; si trova a circa ad un’ora di auto da Roma, nel cuore del Parco Naturale Regionale dei Monti Simbruini.

Venne costruito a partire dalla seconda metà dell’XI secolo per custodire la grotta dove San Benedetto (480 – 547 D.c.) visse da eremita per circa 3 anni, prima di fondare una comunità monastica che poi sarebbe diventata l’Ordine Benedettino con la nota regola “Ora Et Labora“.
LEGGI ANCHE: Cammino di San Benedetto: sui passi del patrono d’Europa
La struttura è composta da due chiese sovrapposte, diverse cappelline, scalinate e due cortili (fra cui quello del “Roseto”, punto privilegiato per ammirare l’intero complesso monastico); gli interni sono impreziositi da splendidi affreschi di epoca medievale.
Fra le pareti rocciose dipinte, oltre ad ammirare scene di vita di Gesù e di San Benedetto, troviamo il prezioso ritratto di Francesco d’Assisi, venuto come pellegrino a Subiaco nel 1223 (potrebbe trattarsi dell’immagine più realistica del Poverello, in quanto sembri essere l’unica esistente di quando il santo era ancora in vita).

Altri santi e grandi uomini di fede si sono recati qui con viva fede: San Giovanni XXIII, Paolo VI, San Giovanni Paolo II e Papa Benedetto XVI, quest’ultimo quando ancora era cardinale.
Oggi, turisti e fedeli da ogni parte del mondo, vengono a visitare questo luogo con curiosità e devozione; molti giungono qui a piedi attraverso le rotte di noti cammini come quello di San Benedetto o di San Tommaso.
LEGGI ANCHE: Il Santuario di Vallepietra: la “montagna della Trinità”
La sorprendente bellezza appena raccontata si potrebbe riassumere con le parole di due grandi figure: nel 1461, Papa Pio II, definì il monastero un “nido di rondini” mentre Francesco Petrarca lo descrisse come la “soglia del Paradiso”.